Prima di nascere, ma anche prima di morire, non c’è alcuna logica, alcuna spiegazione. I perché non esistono. C’è solo un attimo tutto tuo, solo tuo, in cui aspetti. Attendi di venire al mondo, e sei perfetto, nuovo, ricco di possibilità e di “io farò” e “io saprò”. Ma oltre la soglia, tutto quello che c’era prima dentro di te lo dimenticherai. All’altro capo della linea dell’esistenza eccoti lì, che attendi di scomparire nel Nulla più spaventoso che esista, e tutto quello che ti sei portato dietro è un mosaico di cose-persone-momenti-sentimenti-ricordi. È tutto quello che hai mentre attendi di nuovo quella Soglia che ti ha già accolto una volta, che ti porta Altrove. O Forse non ti porta più da nessuna parte.
L’Attesa (di nascere, di morire) puoi chiamarla come vuoi, non importa. Qui si chiama Ballyturk, un nome da paesello irlandese, di quelli con poche case, tante pecore e tutti che si conoscono. Enda Walsh gli dà un nome da provincia dublinese, ed è tutto ciò che di famigliare e umano concede ai suoi personaggi, che lui chiama 1 (Cillian Murphy) e 2 (Mikel Murfi). In un casa/sala d’attesa senza porte, sequela di giorni privi di logica, in una dimensione alla Samuel Beckett, 1 e 2 attendono, aspettano, perdono tempo e scimmiottano la vita. Ecco che 1 interpreta il ricordo di qualcuno che ha abitato Ballyturk, tanto da diventare lui stesso quella persona, proprio come fa il protagonista di Misterman, l’innocente/colpevole Thomas Magill (altra opera di Enda Walsh del 1999). 1 ricorda e interpreta. Lo stesso fa 2, sciorinando i nomi degli abitanti di Ballyturk come grani di un rosario. 1 e 2 vivono così, il loro mondo è senza logica, è un costante teatro dell’assurdo.
Enda Walsh si è ispirato alla domanda della sua bambina, quando un giorno gli ha chiesto “Papà, ma noi tutti dobbiamo morire?” Enda le ha risposto: “Sì, proprio così.” Poi, vedendola shockata ha aggiunto “Mica subito. Non Adesso. Ma prima o poi moriamo tutti”. Lo shock sul viso di sua figlia lo ha fatto correre ulteriormente ai ripari: “Moriremo, sì, ma prima cresceremo, faremo cose, studieremo, ameremo, lavoreremo e soprattutto NOI NON CI PENSEREMO MAI. Non tutto il tempo almeno”.
Ed ecco Ballyturk: l’attesa inconsapevole, la dimenticanza più o meno volontaria che questa nostra condizione non è per sempre: sia che si entri nel Nulla, sia che si rinasca a nuova vita, sia che si vada “oltre”. 1 e 2 sono proprio in quella specie di limbo che dovremmo in teoria conoscere tutti: loro NON sanno che quello che fanno non è eterno e che prima o poi qualcosa cambierà. O forse sì. 1 (Cillian Murphy) pare il personaggio più tormentato, e i ricordi di Ballyturk e della sua gente non gli bastano più. Gli comincia a nascere dentro qualcosa di oscuro e spinoso, nella sua testa sbocciano pensieri neri che lo portano ad avere inspiegabili crisi. Fin qui un elogio della follia, della ‘mindlessness’. L’arrivo di 3 (Stephen Rea), che entra nell’attesa eterna/Ballyturk letteralmente squarciando il tessuto stesso di quella realtà, apre gli occhi a tutti: a 1, a 2, e anche a noi, gli spettatori, che assistiamo come tanti fantasmi al dipanarsi della storia e della comprensione. Chi è 3? Dio? La Morte? 3 è semplicemente uno che “raccoglie cose”. Ha sventrato il mondo chiuso e illogico di 1 e 2 perché ha un lavoro da fare. Ma bisogna essere pronti, bisogna aver capito. Cosa? Il senso della vita? E qual è il senso della vita, se non che prima o poi finisce e va vissuta adesso? Questo è Ballyturk, il nostro vivere inconsapevole. Ballyturk è il cominciare a capire. Ballyturk è il momento di andare, presi per mano da 3, con cui ci avviamo verso una inquietante campagna verdissima ma decisamente troppo buia.
E oltre, nessuno lo sa. Assolutamente ilare, comico, folle, all’inizio, devastante nel suo evolversi verso la Verità e la Comprensione di quello squarcio nel muro/realtà. Cillian Murphy (ovvero 1) ha la fortuna/sfortuna di capire per primo il suo destino. O forse è il Caso/Morte/Dio/Stephen Rea che lo sceglie. Non c’è un’interpretazione che posso darvi per farvi capire. Per lui è giunto il momento di andare e lasciare la sala d’attesa che ha condiviso con 2 forse da una vita intera. “I don’t want to see you go” dice 2 (Mikel Murfi) la mano calata sugli occhi come potrebbe fare un bambino davanti ad una cosa spaventosa. Ma cosa si può fare? Nulla.
Tre attori di una bravura micidiale, nel comunicare gli aspetti ridicoli e drammatici della vita, la paura dell’andare nell’Oltre. Eccezionali nel trasmettere il dolore lacerante del distacco.
(Vittoria Corella)
Ballyturk, dramma in un unico atto di Enda Walsh
Durata 90’
12 Luglio 2014 – Ore 19
Regia: Enda Walsh
Black Box Theatre di Galway, Irlanda
Personaggi e Interpreti: Cillian Murphy, Mikel Murfi, Stephen Rea
Le Performances previste per questa Pièce:
Galway International Arts Festival #GIAF14
Black Box Theatre
10th – 27th July 2014
Booking www.galwayartsfestival.com
Phone 091 569777
Olympia Theatre, Dublin
7th – 23rd August 2014
Booking www.ticketmaster.ie
Phone 0818 719 330
Cork Opera House, Cork
26th – 30th August 2014
Booking www.corkoperahouse.ie
Phone 021 427 0022
National Theatre, London
Lyttelton Theatre
11th September – 11th October 2014
www.nationaltheatre.org.uk
Phone 0044 207 452 3000
Penso che le rappresentazioni che ci colpiscono di piu’ sono i testi che lasciano oscuri i meccanismi che li muovono e irrisolti i finali, e che paradossalmente danno piu’ risposte, se non ho frainteso Ballyturk rientra in questa categoria.
Forse perche’ le risposte non sono uguali per tutti indistintamente, seppur le tematiche trattate siano universali.
Forse ognuno di noi, negli eventi irrisolti messi in scena veniamo chiamati a dare il nostro contributo attraverso l’elaborazione o le spiegazioni che singolarmente nascono grazie ai riverberi del palcoscenico.
Come in “6 personaggi in cerca dautore” il pubblico e’ partecipe del dramma, anche qui’ il pubblico e’ chiamato a mettere i propri personali puntini sulle “i”. Forse 🙂
“. È tutto quello che hai mentre attendi di nuovo quella Soglia che ti ha già accolto una volta, che ti porta Altrove. O Forse non ti porta più da nessuna parte.”
Lucia