Una segretaria per milord
Mancano pochi giorni a una delle feste più stucchevoli e commercializzate dell’anno, e non avrei potuto scegliere lettura migliore per celebrare degnamente quell’otto marzo che ogni anno entra prepotentemente nelle nostre femminili esistenze munito di mazzolini mosci, gialli, polverosi e nemmeno così profumati.
Ed è così che grazie alla casa editrice Harper Collins ho potuto farmi il regalo migliore: un romanzo scritto da donne, per le donne, che parla di donne.
E toglietevi dalla testa quelle rincretinite da eros moderno, quelle che se-mi-guardi-te-la-mollo. Emerald, la nostra protagonista femminile, è diversa. E credo sia diversa non perché nata un secolo prima della vogliosa e multi-orgasmica Anastasia delle sfumature di grigionerorosso o grigiorossonero (non saprei); io credo che Emy sia diversa di suo, a prescindere, se capite cosa intendo. Emy sarebbe diversa anche se un autore bizzarro ed estroso la gettasse di peso dentro al mondo delle cinquanta sfumature (mondo dal quale fuggirebbe a gambe levate, immagino). Mi capite?
Il primo incontro con Emy non è, però, dei più convenienti. Ci troviamo nei primi anni del Novecento ed Emy è a tutti gli effetti una onesta donna londinese. Certo, non è titolata, ma è e rimane una signora rispettabile di quella Londra che si incammina verso la modernità ma che ancora non tollera che qualcuno – una donna poi! – possa improvvisare certe mattane. Il problema non è di Emy, comunque, che rimane a terra, incatenata davanti al Parlamento. Non ha nulla di cui vergognarsi, l’orgoglio e la sfida minacciano di uscirle dal petto, le fiamme del suo sguardo inceneriscono gli astanti. L’imbarazzo è enorme. Il poliziotto cincischia, tenta di far la voce grossa ma senza successo, la gente è indignata, Emy decisa a non muovere un muscolo e a seguitare la sua battaglia per il voto alle donne.
Ma se c’è un uomo capace di riportare le cose in ordine, con le buone o con le cattive, quello è il Conte di Reavley, Nigel, un giovane uomo di potere, affascinante (non credo si possa considerare universalmente bello, credo piuttosto che abbia qualcosa di irresistibile, probabilmente quel suo sguardo sempre un pochino triste e preoccupato che tanto attira un certo tipo di donna) e deciso che però, nel compiere la sua opera ai danni della bella suffragetta, guadagna un grosso sfregio sulla guancia. L’onta e il danno sono da riparare, poco ma sicuro. Ed è così che la riottosa creatura si ritrova a casa di milord negli improbabili panni di una novella segretaria parte contrita parte troppo orgogliosa per ammetterlo.
Gli eventi si susseguono sin troppo in fretta, per noi vecchie ciabatte romantiche: impossibile, per i due, fermare le loro fantasie, impossibile non sentire l’odore che si spande dalla pelle di lei, impossibile resistere a quello sguardo triste e malinconico di chi troppo ha visto e vissuto che campeggia sul bel volto dell’uomo. E se il nostro desiderio sarebbe quello di vedere i nostri due beniamini avvolti in un piumone, accaldati e spettinati, be’… no, le cose non andranno così. Emy non è una donna di potere, non è una lady, non ha titoli, non ha nulla se non una casa umile e piccolissima che divide con il padre, uomo buono e mite. Emy ha un passato, come lo abbiamo tutti, e dal passato della ragazza spunta, come dal nulla, l’avvocato Kelly, il buon caro Patrick che molti anni prima aveva condiviso con lei parte della sua infanzia. Un giovane deciso ad aiutare, mediante la sua professione, gli indifendibili, coloro i quali per natali e per sfortuna, non vengono messi nelle condizioni di potersi degnamente difendere. Più di un Pari d’Inghilterra non sembrerebbe l’avvocato Kelly a dover rubare il cuore della ragazza piena di ideali che abbiamo conosciuto davanti al Parlamento? Non sembrerebbe proprio lui la tessera mancante del puzzle di Emerald? Non sembrerebbe lui, pieno come lei di sogni e di speranze, di voglia di fare qualcosa per il prossimo, per i più deboli, per i più bisognosi a doverle stare accanto? I nostri e i vostri dubbi sono anche quelli della giovane Emy che si troverà di fronte a una decisione terribile.
Una segretaria per milord è un romance storico che mi sono imposta di centellinare, leggendo poche pagine per volta nel tentativo di protrarre il più a lungo possibile quella sensazione di caldo piacere e dolce rilassatezza che mi accarezzava durante la lettura. Ho sorriso davanti alla sfrontatezza di Emy, ho sospirato davanti agli occhi tristi di Nigel, ho riso conoscendo Amory, migliore amico di Nigel e personaggio strepitoso (qui vorremmo uno spin-off della storia con questo personaggio, eh?). Poche pagine sono bastate a trascinarmi in una Londra antica e seppiata che mi ha conquistato dalle prime righe con la forza di una scrittura sicura e competente, uno stile fluido e leggero ma mai banale o superficiale, pochi personaggi tutti ugualmente ben tratteggiati, curati, coccolati oserei dire. Un libro che forse è nato per gioco ma che è finito per essere un gioco molto serio, un gioco da grandi, un gioco nel quale due amiche scrivono una storia d’amore e fanno nascere un affresco di un’epoca e un concetto chiaro e preciso: cosa ci rende uomini d’onore? Cosa rende una donna, una vera donna? Cosa rende, di un uomo, qualcuno da poter guardare negli occhi senza ch’egli abbassi lo sguardo?
Bando alle signorine allegre dei romanzi moderni, quelle che si fanno vanto di non dover chiedere mai, quelle che per rivendicare una parità di sesso si comportano in maniera spregevole e leggera, abbassando sempre di più l’asticella della femminilità (e del femminismo); è giunta l’ora di conoscere Emerald.