21 aprile 2016
Una segretaria per milord è un romance storico che mi sono imposta di centellinare, leggendo poche pagine per volta nel tentativo di protrarre il più a lungo possibile quella sensazione di caldo piacere e dolce rilassatezza che mi accarezzava durante la lettura. Ho sorriso davanti alla sfrontatezza di Emy, ho sospirato davanti agli occhi tristi di Nigel, ho riso conoscendo Amory, migliore amico di Nigel e personaggio strepitoso (qui vorremmo uno spin-off della storia con questo personaggio, eh?). Poche pagine sono bastate a trascinarmi in una Londra antica e seppiata che mi ha conquistato dalle prime righe con la forza di una scrittura sicura e competente, uno stile fluido e leggero ma mai banale o superficiale, pochi personaggi tutti ugualmente ben tratteggiati, curati, coccolati oserei dire. Un libro che forse è nato per gioco ma che è finito per essere un gioco molto serio, un gioco da grandi, un gioco nel quale due amiche scrivono una storia d’amore e fanno nascere un affresco di un’epoca e un concetto chiaro e preciso: cosa ci rende uomini d’onore? Cosa rende una donna, una vera donna? Cosa rende, di un uomo, qualcuno da poter guardare negli occhi senza ch’egli abbassi lo sguardo?
Bando alle signorine allegre dei romanzi moderni, quelle che si fanno vanto di non dover chiedere mai, quelle che per rivendicare una parità di sesso si comportano in maniera spregevole e leggera, abbassando sempre di più l’asticella della femminilità (e del femminismo); è giunta l’ora di conoscere Emerald.